Paolo Croci

Gli Amici del Teatro - Settanta anni di tradizione a Mozzate

Spoon River 

Venne il tempo per Spoon River! Franco Belli era ritornato a Mozzate da qualche tempo, ricco di esperienza maturata sulle scene. 

La nostra Compagnia era cresciuta, affiatata, consolidata. Egli rilanciò la proposta, ma invece di trovare un coro entusiastico di consenso, si percepì chiaramente un clima di perplessità e diffidenza. Le scuse per non andare in scena si rifacevano alla stanchezza fisica della Compagnia, alla professionalità non ancora acquisita, alla difficoltà del testo, composto da sole poesie, allo scetticismo sulla presa del pubblico. Si diceva che i mozzatesi non avrebbero gradito uno spettacolo in cui i protagonisti erano le memorie dei morti.

Ma nella mente del Belli il lavoro era già costruito e in breve convinse tutti della bontà dell'iniziativa. Essendo poesie potevano essere recitate da pochi attori, che avrebbero sostenuto più di una parte. Il regista aveva scelto una quarantina di liriche, ma bisognava trovare un filo conduttore che le unisse idealmente tutte. Immaginò allora che i morti di Spoon River nelle notti di luna piena tornassero a raccontare la loro storia al fiume. Scrisse un'introduzione e un epilogo e inserì un brano tratto dalla Piccola città di T. Wilder. In questo modo lo spettacolo trovò la sua organicità. 

Si iniziarono le prove: accanto agli attori che man mano avevano formato la Compagnia si affiancarono nuovi volti e personaggi che ben presto si sarebbero amalgamati con "i vecchi", creando un clima di amicizia e serenità. Lo stesso regista racconta con emozione come alcuni legami d'amicizia nati in quello spettacolo durino ancora. Le prove, partite in sordina con la lettura dei brani nella sala dell'Oratorio di San Martino, furono caratterizzate da un crescendo di entusiasmo e commozione, tanto che, andando in scena, erano proprio gli attori i primi a credere nell'intenso coinvolgimento che avrebbero suscitato nel pubblico. Le scene (un muro e un cancelletto cimiteriale) furono create dallo stesso Belli mentre i costumi, lunghe tuniche fatte con poverissima tela grezza acquistata a Gallarate, furono realizzati da un'insegnate di Educazione tecnica delle Scuole Medie di Mozzate. 

Lo spettacolo fu rappresentato in anteprima il 30 aprile 1983 al Teatro dell'Oratorio di San Martino. In sala si era creato un clima di partecipata tensione: il pubblico capì che non doveva applaudire durante lo spettacolo per non rompere quella magica atmosfera. Ma la tensione accumulata doveva sciogliersi e si sfogò in due modi: molte persone piansero durante il monologo di Alga Locatelli, che impersonava una giovane morta tornata a rivivere la sua vita ma che, imprigionata dai ricordi, preferisce sconsolata tornare tra le ombre, mentre altri si spaventarono nel vedere i morti scendere dal palco e passare tra il pubblico. Non resistettero più: pur non essendo ancora terminato lo spettacolo gli spettatori proruppero in un applauso liberatorio che durò tutta la "discesa dei morti", ben più di sei minuti, e che si ripetè con eguale intensità al termine della rappresentazione. Il regista, se all'inizio si risentì per gli applausi a scena aperta, ben presto capì che essi erano un grande segno di apprezzamento per il lavoro fatto, e si entusiasmò più del pubblico stesso. 

Lo spettacolo fu replicato il 1 Maggio, poi a Saronno in occasione dell'edizione di "Saronno estate" e infine nel Teatro di Mozzate per ben due volte, a favore dell'Associazione volontari S.O.S. di Mozzate.

Indice    capitolo successivo