Conversazione con la morte

di Giovanni Testori

Rappresentato a Mozzate il 13 novembre 1999

Per gentile concessione di Alain Toubas (erede dell'autore)

Rilettura a tre voci di Carla Mantegna e Luigi Farioli

Regia di Luigi Farioli e Adelio Pagani

con: Carlo Talamone, Franco Millefanti, Luigi Farioli.

 

Locandina - Clicca per ingrandireGiovanni Testori scrisse Conversazione con la morte nel 1978, subito dopo la morte della madre, quando già nella sua vita si era realizzato quell'incontro struggente e affascinante con l'esperienza cristiana. Conversazione con la morte è anzitutto un "segno", cioè il risultato evidente del cambiamento radicale e stupefacente dell'umanità di Testori afferrato dalla "carne della Misericordia". È così evidente la natura autobiografica del testo, è così forte il contenuto esperienziale, che Giovanni Testori stesso, decise di leggerlo la sera del 7 novembre 1978 al Salone Pier Lombardo (oggi Teatro Franco Parenti) di Milano. Il lungo monologo diveniva così il "bacio" del poeta al suo pubblico nella coscienza del comune destino. Con questo testo, che spacca ogni convenzione letteraria e teatrale, l'azione viene annullata mentre la parola si fa evento, annuncio, sofferenza e pietà. La rilettura che noi proponiamo a tre voci non vuole alterare l'univocità ma, semmai, Carlo Talamone sottolineare i differenti percorsi dell'unico protagonista: Giovanni Testori. Non è paradossale, allora, riproporre oggi Conversazione con la morte, nella certezza che tutto il cuore dell'uomo è fatto per la vita, per quella giornata "grande e bellissima" sulla quale incombe l'enigma, il mistero di una "terra ignota che non mente e non tradisce più". È commovente recitare (o leggere?) questo testo pensando che l'autore (e con lui tante persone che hanno camminato vicino a noi) da questa terra, da questo destino ultimo è stato abbracciato. Per Testori non è più attesa quella terra sconosciuta "che un tempo ci era stata promessa e che poi ci fu tolta", gli è stata restituita, è diventata la "carne della Misericordia", il volto ultimo e buono del destino. Per noi che oggi siamo qui a "rileggere" la sua opera forse più profonda la certezza di Testori che la morte "si è fatta cosa", cioè che non è l'ultima e risolutiva parola sull'uomo, è il più grande conforto.

Pieghevole dello spettacolo