Paolo Croci

Gli Amici del Teatro - Settanta anni di tradizione a Mozzate

I dieci anni 

Dopo il Carro di Tespi la Compagnia allentò gli impegni, vivendo un anno intero senza proporre spettacoli. Ma questo non significa che non si lavorò per il teatro. 

La mancanza di luoghi ove recitare crea ancora oggi numerosi problemi e smorza molto la voglia e l'entusiasmo degli attori. 

Tuttavia non poteva passare sotto silenzio l'anniversario della costituzione della Compagnia stessa. Per questo nel novembre 1990 Luigi Farioli indisse una riunione alla quale furono invitati tutti gli "Amici del Teatro" per esaminare le proposte di festeggiamento per la ricorrenza. Esse consistevano in una serie di spettacoli, portando in scena i sogni riposti di alcuni registi, una mostra fotografica a cura della Biblioteca e un libretto che racchiudesse sommariamente la storia del teatro mozzatese (indegnamente questo!). Se le ultime due proposte vennero accettate con entusiasmo, la prima ricevette una tiepida accoglienza: senza luogo per recitare, si diceva, non c'è neanche gusto. 

Tuttavia Farioli non si lasciò scoraggiare. Tra i testi in programma per i festeggiamenti c'era anche In alto mare di Slawomir Mrozek. Un testo dell'assurdo, in cui tre naufraghi si trovano in alto mare, senza cibo e con il problema della sopravvivenza. Alla fine uno di loro si dovrà sacrificare per gli altri. Il testo era bello e meritava di essere rappresentato; le idee per la rappresentazione erano già nella mente di Farioli e bastava metterle in pratica. 

Nel gennaio 1991 decise di allestirlo comunque. Già con Interrogatorio a Maria, aveva optato di rappresentare uno spettacolo in un luogo diverso dal teatro, quindi non creava problema cercare quello idoneo anche per questo testo. La scelta cadde, in maniera inusuale, sulla Piscina Comunale. I motivi erano semplici: uno di carattere tecnico, l'altro spettacolare. Tecnicamente la piscina e il bocciodromo erano gli unici locali pubblici che avevano il visto della commissione di vigilanza del pubblico spettacolo; spettacolarmente il testo si prestava a essere rappresentato in un luogo acquatico. Inoltre in piscina c'era la possibilità di creare meravigliosi giochi di luce, di vedere dondolare realmente la zattera su cui si svolgeva l'azione, di sfruttare fino in fondo le potenzialità creative che il testo suggeriva. Alcuni personaggi, inoltre, dovevano arrivare a nuoto e in piscina ci sarebbero arrivati realmente. E poi sarebbe stato bello far vedere la piscina in una veste completamente diversa dall'usuale. 

Ottenuti i regolari permessi sia da parte del direttore della stessa che da parte del Comune, si scelsero i protagonisti secondo un criterio ritenuto essenziale: gli attori dovevano saper nuotare. A quel punto si cominciarono ad affrontare le numerose difficoltà che "emergevano" a poco a poco. Si era consci che le prove "in loco" non avrebbero potuto essere più di due, quando la piscina era chiusa al pubblico, anche perché dopo aver posto la zattera in vasca, bisognava cambiare tutta l'acqua e depurarla: questa operazione costa ogni volta circa un milione e duecentomila lire. Bisognava anche eliminare alcuni problemi di acustica e spegnere le pompe di depurazione e riscaldamento, ma ciò fa raffreddare rapidamente l'acqua. Inoltre le date della rappresentazione non dovevano coincidere con altre attività della piscina stessa. 

Tuttavia si tentò ugualmente: a febbraio la Compagnia si presentò in piscina con la zattera di legno grezzo non levigato, per fare la prova di galleggiamento, che non poté essere eseguita per non sporcare l'acqua. A detta dei tecnici l'unica soluzione era quella di rismontare la zattera e di levigarla. Ciò avrebbe portato via troppo tempo e quindi, a malincuore, si dovette rinunciare alla piscina. Si prese in considerazione la possibilità di realizzare lo spettacolo al Centro Civico. Si voleva a tutti i costi salvaguardare l'idea originaria e nello stesso tempo inserire elementi di novità nello spettacolo. Si pensò, allora di porre la zattera in mezzo alla sala, sistemando il pubblico intorno ai suoi quattro lati. Questo significava uno studio particolare dei movimenti degli attori, perché il pubblico sarebbe stato disposto a 360 gradi e gli attori avrebbero in qualunque caso voltato le spalle a una parte di esso. Farioli studiò i movimenti nei dettagli, in modo tale da rendere il più naturale possibile gli atteggiamenti dei personaggi. Ma quando si trattò di sistemare le luci in sala ci si trovò di fronte a un insormontabile problema: la scena era "totale" e quindi bisognava fare in modo che i riflettori non arrivassero negli occhi al pubblico. Questo non fu possibile, perché il soffitto del Centro Civico era troppo basso, e, in qualunque posizione fossero state poste le luci non erano alte a sufficienza per non abbagliare gli spettatori. Bisognava sacrificare un lato della zattera e quindi il pubblico fu disposto soltanto intorno agli altri tre. 

Con tutti questi cambiamenti non si riusciva a costruire coerentemente uno spettacolo; intanto il tempo stringeva e la data della rappresentazione si avvicinava sempre più. Non si arrivò in tempo per il 23 marzo e allora si prorogò la prima per il 13 aprile. Si era demoralizzati" perché sembrava che tutto potesse andare in fumo da un momento all'altro. Farioli, allora, impose a tutti una prova fiume per il giorno 2 aprile: si provò ininterrottamente dalle ore 14 alle 21. Alla fine lo spettacolo si poteva considerare "montato" cioè pronto per andare in scena. L'unico problema che rimase insoluto fu quella della parte a memoria: per esigenze sceniche non poteva esserci assolutamente il suggeritore. Infatti la prima fila di spettatori si trovava a circa 70-80 cm dalla zattera ed era disdicevole sentire suggerire agli attori. 

Incrociando le dita tutto andò per il meglio e lo spettacolo, in scena il 13 e il 14 aprile 1991 ottenne un buon successo. In alto mare "smosse le acque" e ben presto passarono le paure e le remore per la realizzazione di altri spettacoli commemorativi. 

Mentre scriviamo c'è grande fervore in seno alla Compagnia: ben quattro registi stanno preparando dei lavori per festeggiare il decennale. Sono le quattro generazioni e rappresentano la tradizione e la novità: Rino Simonetto e Valeria Piazza metteranno sulle scene nel settembre uno spettacolo per e con i bambini, Il vestito dell'imperatore, dalla favola di H.C. Andersen; Giancarlo Borroni sta realizzando uno dei lavori più impegnativi della storia delle nostre filodrammatiche, Morte di un commesso viaggiatore di Miller, un classico contemporaneo del teatro americano, che prosegue nella linea del "teatro sperimentale" degli anni Sessanta, con le sue soluzioni tecniche nuove; Franco Belli concretizza il suo sogno di mettere in scena La mandragola di Machiavelli, un bellissimo classico in fiorentino cinquecentesco con giovanissimi attori, nella suggestiva cornice del Municipio vecchio; Carlo Talamone infine porterà sul palcoscenico il suo antico desiderio de L'assassinio nella cattedrale, un drammatico quadro di storia medievale, reso immortale dalla penna di uno dei maggiori scrittori del nostro secolo, T.S. Eliot, l'uomo che ha riassunto in sé tutti i drammi e le angosce del nostro tempo e dell'umanità di ogni tempo.

 Morte di un commesso viaggiatore e La mandragola sono accompagnate da musiche originali scritte per l'occasione da Claudio Borroni. I costumi del dramma di Eliot sono appositamente confezionati dalla sartoria Ciapessoni, che ormai da tempo segue con fattiva collaborazione gli Amici del Teatro. 

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